Stagione invernale a Banff: intervista a Ludovico
Sogni un’esperienza in Canada alternativa rispetto alle grandi città? Scopri allora come funziona la stagione invernale a Banff!
Fare una stagione invernale in Canada non è un’esperienza che capita tutti i giorni. Se le grandi città come Toronto e Vancouver attirano la maggior parte dei ragazzi italiani con un Working Holiday Visa, c’è chi invece sceglie un percorso più particolare, immerso nella natura e nella neve delle Rocky Mountains. È il caso di Ludovico, che da quasi un anno vive a Banff, cittadina famosa per i suoi paesaggi spettacolari e le piste da sci. Lo abbiamo quindi intervistato per capire cosa significhi davvero trascorrere un inverno qui, tra lavoro, freddo e nuove amicizie.

Da quanto tempo sei in Canada e cosa ti ha portato a fare una stagione invernale a Banff?
Sono in Canada da quasi un anno. Ho ottenuto un Working Holiday Visa e, invece di fermarmi a Toronto o Vancouver come fanno molti, ho deciso di cercare qualcosa di diverso. Amo la montagna, la neve e i posti tranquilli, così Banff mi è sembrata la scelta perfetta: un luogo piccolo ma con servizi e tantissima natura. Nei giorni liberi infatti con altri amici o noleggiamo l’auto e giriamo la zona, oppure ci concediamo una giornata sulle piste.
Ci puoi raccontare come funziona il Working Holiday Visa e come ti sei organizzato?
Il Working Holiday Visa è un visto che permette ai noi giovani italiani tra i 18 e i 35 anni di lavorare e viaggiare in Canada per un anno, e che si può estendere per un ulteriore anno. È un’opportunità fantastica, perché consente di mantenersi con un lavoro e al tempo stesso scoprire il paese o viaggiare altrove. Io poi ho fatto domanda con largo anticipo, direi almeno otto mesi prima della partenza, perché bisogna controllare le date di apertura delle pool visto che i posti non sono infiniti. Una volta ottenuto il visto, ho acquistato l’assicurazione Cap Working Holiday, che è indispensabile, non solo per entrare in Canada, ma anche perché copre eventuali spese mediche, che qui possono essere altissime. Per ultimo ho comprato il volo e qualche mese dopo sono atterrato a Toronto, da lì mi sono spostato a Banff per entrare subito nel vivo dell’esperienza.
Che lavoro fai e com’è fare la stagione invernale a Banff?
Lavoro come barista in un bar nel centro di Banff. La città è piccola, ma piena di locali, ristoranti e hotel che durante l’inverno si riempiono di turisti da tutto il mondo, soprattutto amanti dello sci. Lavorare al bancone è poi impegnativo, ma anche molto divertente, parlo con gente diversa ogni giorno, esercito l’inglese e ho imparato a muovermi bene anche con il ritmo dell’alta stagione. In più, i datori di lavoro qui sono abituati ad assumere ragazzi con Working Holiday, quindi c’è un ambiente abbastanza inclusivo e internazionale.

Visto però che le opportunità non sono ampie tanto quanto nelle grandi città, muoversi in anticipo è fondamentale, sia per trovare lavoro che per la casa. Sono quindi arrivato a Banff a Settembre, così da avere i primi mesi per sistemarmi prima dell’inizio della stagione, che qua parte a Novembre. Ho lavorato poi fino ad Aprile, dopo di che mi sono preso qualche mese di stacco e ho viaggiato 2 mesi in Centro America, sono tornato in Italia a salutare amici e parenti, e ora sono da poco rientrato. Ho quindi intenzione di richiedere il secondo anno di visto direttamente da qua e di rifare un’altra stagione a Banff.
Banff è nota per il freddo: come hai vissuto l’inverno lì?
Devo dire che è una delle sfide più grandi. In inverno si possono toccare anche i -25°C, e non è raro che ci siano giornate con vento forte e neve abbondante. All’inizio è stato un shock, ma ci si abitua, basta vestirsi a strati, avere buone scarpe e giacche tecniche.
Il freddo però qui fa parte dell’esperienza, e ti regala anche momenti magici, passeggiare tra i boschi innevati o vedere le montagne al tramonto con la neve fresca. È un po’ duro, certo, ma vale la pena. Una volta invece che si entra dentro i locali, le temperature sono molto alte, quindi è importante anche vestirsi a strati, per non sudare ogni volta che si entra da qualche parte.
Spesso chi parte con un Working Holiday preferisce le metropoli sia per opportunità che per stringere legami. Hai avuto difficoltà a Banff?

In realtà no, anzi. Qui è facilissimo fare amicizia, perché la città è piccola e ci si ritrova spesso negli stessi posti: locali, bar, piste da sci o eventi organizzati per i lavoratori stagionali. La comunità di expat e viaggiatori è molto viva, e tutti hanno voglia di condividere esperienze. Non dico che sia come vivere a Toronto o Vancouver, dove c’è sempre qualcosa da fare a livello urbano, ma la qualità dei rapporti qui è diversa, si creano legami molto forti, quasi familiari. Ho conosciuto ragazzi australiani, neozelandesi, tedeschi e ovviamente tanti canadesi che come me sono qua per fare la stagione.
Scopri le differenze tra Vancouver e Toronto in questo articolo!
Quanto pensi di rimanere a Banff e consiglieresti questa esperienza ad altri ragazzi italiani?
Per ora il mio piano è di fare un’altra stagione, per poi ad Aprile spostarmi in un’altra parte del Canada per scoprire un lato diverso del Paese, magari una grande città. Consiglierei assolutamente questa esperienza a chiunque: Banff ti fa vivere un Canada autentico, lontano dal caos delle metropoli, immerso nella natura e con la possibilità di praticare sport invernali ogni giorno libero dal lavoro. È un modo per crescere, uscire dalla propria comfort zone e portarsi a casa un bagaglio di ricordi incredibile.
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Che consigli daresti a chi vuole intraprendere la stessa esperienza?
Innanzitutto è fondamentale muoversi con anticipo se la stagione inizia a Novembre, non si può arrivare qua una settimana prima. I lavori e gli alloggi sono limitati, quindi bisogna assicurarsi che tutto fili liscio. E’ importante poi arrivare preparati per il freddo, investendo in buoni vestiti tecnici e ovviamente sapere a cosa si va incontro. L’esperienza è stupenda ma tosta, indubbiamente è una scelta che va presa con consapevolezza, anche in merito alle opportunità di svago e di servizi. Non è per tutti.
Serve anche essere un minimo flessibili sul lavoro, magari non troverai subito il lavoro perfetto, ma l’importante è iniziare, conoscere persone e ambientarsi. Piuttosto, se non vengono garantite abbastanza ore per pagarsi le spese e mettere da parte i soldi, consiglio di valutare, visto che comunque la stagione è limitata, un doppio lavoro.
Per ultimo ma non per importanza, se sei a Banff è impensabile non godersi la natura incredibile delle Rockies, è infatti un privilegio raro trascorrere qua dei mesi quando le persone ci stanno al massimo qualche giorno.
Stagione invernale a Banff, un’esperienza di vita
Dall’intervista con Ludovico emerge chiaramente che Banff non è solo un luogo di lavoro stagionale, ma una vera e propria esperienza di vita. Il mix tra natura incontaminata, le persone e le opportunità lavorative, la rende un’alternativa unica alle grandi città canadesi. Certo, bisogna saper affrontare il freddo e l’isolamento di una cittadina di montagna, ma il ritorno in termini di crescita personale e ricordi è immenso.
Sogni un viaggio epico in Canada? Allora fai un coast to coast!

Se stai pensando di partire con un Working Holiday Visa, Banff potrebbe essere la scelta perfetta per vivere il lato più selvaggio e autentico del Canada.
3 anni in Australia con il Working Holiday Visa: intervista
Leggi la testimonianza di Marcello sulla sua esperienza di 3 anni in Australia con il working holiday visa, tra difficoltà e bei momenti.
Vivere e lavorare all’estero è il sogno di molti, ma trasformarlo in realtà richiede coraggio, organizzazione e un pizzico di incoscienza positiva. Marcello ha 29 anni, ha lasciato l’Italia tre anni fa per volare in Australia con un Working Holiday Visa e oggi ci racconta la sua esperienza.
Tra farm, città cosmopolite e piccole comunità del countryside, la sua storia è un esempio di come un viaggio di lavoro possa diventare un percorso di crescita personale.
Ciao Marcello, come mai hai scelto l’Australia?
Avevo voglia di staccare dalla routine italiana e cercavo un paese che mi desse opportunità concrete. L’Australia mi è sembrata perfetta: clima piacevole, natura incredibile e la possibilità di viaggiare lavorando grazie al Working Holiday Visa. Non volevo infatti per questa esperienza fare solo il turista, ma mettermi davvero alla prova, e qui ho trovato la combinazione giusta tra viaggio e lavoro.
Ovviamente, non partire per la tua esperienza in Australia senza una copertura che ti protegga in caso di problemi di salute, rientro anticipato e assistenza h24 in italiano. Scegli quindi la Cap working holiday di Chapka!
Dove hai vissuto in questi tre anni?
Sono partito da Sydney, che è stata la mia prima casa australiana, dopo di che mi sono trasferito nel Queensland per le farm, vicino a Bundaberg e a Bowen. Il secondo anno di working holiday visa l’ho iniziato invece a Melbourne, dove ho vissuto alcuni mesi e lavorato in ristorazione, per poi spostarmi a Mareeba, per fare i 6 mesi di lavoro per il rinnovo del visto.
Quest’ultimo anno invece lo sto trascorrendo a Byron Bay, tra surf, una bella e tranquilla atmosfera e ottimi amici.
Qua trovi un articolo che ti spiega come applicare per il working holiday visa!

Quanto è stato difficile fare gli 88 giorni di farm nel primo anno?
Il primo anno di working holiday visa non è stato così complicato, gli 88 giorni sono intensi, certo, ma brevi, ed erano il prezzo da pagare per avere il secondo anno. Lavoravo in una farm dove raccoglievo pomodori e zucchine, mi svegliavo all’alba, il lavoro era molto ripetitivo e il caldo, insopportabile. Fortuna che è durato poco.
La cosa bella infatti era che eravamo un bel gruppo di ragazzi, e questo rendeva tutto più sopportabile. Alla fine, l’ho visto come una sfida, e portarla a termine mi ha dato una grande soddisfazione.
E i 6 mesi di lavoro richiesti per il terzo anno?
Il secondo anno di working holiday visa è stato decisamente più tosto. Fare 6 mesi non è uno scherzo: significa stabilità, impegno e tanta pazienza. Ho lavorato in una farm di avocado e poi in una di meloni, entrambe a Mareeba.
Lì ho capito cosa significa veramente adattarsi: orari pesanti, poche comodità e una certa solitudine, perché non ho ritrovato la stessa atmosfera goliardica del primo anno. Non a caso mi ha fatto mettere in dubbio la richiesta del terzo visto, perché obiettivamente tra i tempi che si allungano, sono arrivato a farne 8 di mesi in farm, la fatica e l’essere in mezzo al niente per così tanto tempo, mi ha messo alla prova.
Com’è stato vivere nel countryside australiano?
Se fatto per poco tempo è un’esperienza unica. Sei circondato da paesaggi spettacolari, cieli stellati incredibili e una natura che ti fa sentire piccolo. La vita è semplice, scandita da ritmi lenti e una comunità molto unita. Però bisogna saper accettare la solitudine e le poche distrazioni. Dopo un po’ infatti per me è diventato monotono e pesante, e non vedevo l’ora di tornare alla vita sociale, agli stimoli e alle cose da fare.
Hai fatto il rinnovo del visto mentre eri già in Australia?
Sì, entrambi i rinnovi li ho fatti dall’interno del paese. È un po’ stressante perché ci sono tempi burocratici da rispettare e documenti da preparare con attenzione, ma alla fine è andato tutto bene. Il consiglio che darei è di essere sempre precisi con le prove del lavoro fatto, altrimenti rischi di ritardare o compromettere il rinnovo.

Dove ti trovi adesso?
In questo momento vivo a Byron bay. È un posto tranquillo, immerso nella natura, lontano dal caos delle grandi città, ma con eventi e cose da fare. Per quanto mi riguarda è l’equilibrio perfetto tra senso di pace e e dinamicità.
Cosa hai capito in questi tre anni?
Ho capito che l’adattabilità è la chiave. Non importa da dove vieni: se sai rimboccarti le maniche e affrontare le difficoltà, l’Australia ti ricompensa. Ho imparato anche a godermi la solitudine, a stare bene con me stesso e a non avere paura dei cambiamenti. Alla fine, partire è stata la decisione migliore che potessi prendere per crescere davvero.
Cosa ti manca dell’Italia?
Ovviamente la famiglia e gli amici, ma mi manca anche il cibo: la qualità, la varietà e soprattutto i sapori autentici. A volte mi manca anche la spontaneità della vita italiana, quella sensazione di calore che solo da noi esiste.
Quali sono i pro e i contro per te dell’Australia?
I pro sono tantissimi: stipendi buoni, natura mozzafiato, città moderne e sicure. Qui hai la possibilità di mettere da parte soldi anche con lavori semplici, cosa che in Italia è più complicata. I contro? Le distanze infinite, il costo della vita in alcune città e la lontananza dall’Europa. A volte senti davvero di essere dall’altra parte del mondo, letteralmente, e isolato da tutto.
Ti è piaciuto vivere nelle città australiane?
Sydney e Melbourne, quelle in cui ho vissuto, sono città straordinarie: multiculturalità, opportunità lavorative, eventi, vita notturna. C’è sempre qualcosa da fare e ti senti parte di una realtà internazionale. Però il ritmo è frenetico e il costo della vita è alto.
Le città australiane sono perfette per chi vuole stimoli continui, mentre il countryside è l’opposto: lì trovi calma e contatto con la natura. Credo che l’equilibrio stia proprio nel trovare quello che più funziona per noi.

Alla fine di questi 3 anni di working holiday visa cosa pensi di fare?
Sto valutando diverse opzioni, da un lato potrei fare richiesta per un altro visto, magari uno student visa, e restare ancora in Australia. Dall’altro sento però il bisogno di tornare un po’ in Italia, per riabbracciare la mia famiglia. Penso quindi che prima tornerò qualche mese a casa, mi chiarirò le idee, e poi chi lo sa, magari potrei valutare anche altri paesi. Come si intuisce, non ho le idee chiare.
La storia di Marcello è quella di un ragazzo che ha saputo trasformare un visto temporaneo in un’esperienza di vita che lo ha cambiato profondamente e il Working Holiday Visa è indubbiamente un’occasione per mettersi in gioco incredibile.
Se anche te quindi stai pensando di partire, lasciati ispirare dalle sue parole: l’Australia è un paese che ti mette alla prova, ma che sa anche regalarti panorami mozzafiato, esperienze indimenticabili e la possibilità di reinventarti.
Il primo passo è avere il coraggio di partire.

Canada coast to coast: un viaggio epico tra due oceani
Scopri come fare, quanti giorni dedicare e che budget considerare per attraversare il Canada coast to coast in auto o in treno!
Attraversare il Canada da costa a costa è molto più di un semplice viaggio: è un’esperienza che abbraccia l’immensità del Paese, dalla vibrante costa atlantica della Nuova Scozia, fino ai maestosi panorami del Pacifico in British Columbia.
Si tratta di un’avventura infatti che si snoda per oltre 6.000 km, attraverso paesaggi che mutano costantemente, città dinamiche e una natura che toglie il fiato.
Canada Coast to Coast: cosa vedere

Il punto di partenza ideale per un coast to coast in Canada è Halifax, in Nuova Scozia, una città portuale dall’atmosfera rilassata, perfetta per assaporare le prime ostriche fresche e respirare l’aria dell’Atlantico. Da qui, ci si dirige verso il Québec, attraversando il New Brunswick. La città di Québec e Montréal offrono poi una combinazione unica di charme europeo, cultura francofona e una scena gastronomica vivace.
Proseguendo verso l’Ontario, si incontrano Ottawa, la capitale, e l’iconica Toronto, metropoli cosmopolita affacciata sul Lago Ontario. A poca distanza poi ci sono le Cascate del Niagara, che rappresentano una sosta obbligata e che riempiono gli occhi di meraviglia.
Da qui inizia il cuore del viaggio, attraversando le prairie provinces: Manitoba, Saskatchewan e Alberta. Proseguendo si raggiungono Winnipeg e Regina che raccontano la storia dei pionieri, mentre Calgary introduce alle meraviglie delle Rocky Mountains. Qua infatti i parchi nazionali di Banff e Jasper, con i loro laghi turchesi e le vette innevate, sono tra i luoghi più fotogenici del viaggio.
Infine, si arriva sulla costa pacifica, attraversando l’entroterra della British Columbia fino a Vancouver, città moderna circondata da oceano e montagne ed è qui che il viaggio trova la sua perfetta conclusione.
Scopri di più sulla zona dei laghi in Canada in questo articolo!
Quanti chilometri e quanto tempo considerare
Un itinerario coast to coast in Canada misura circa 6.000 – 7.000 km, a seconda delle deviazioni e del punto di partenza. In auto, percorrendolo con calma e includendo almeno 10-12 soste principali, servono da 4 a 6 settimane per godersi pienamente il viaggio senza correre.
In treno invece il tragitto richiede meno tempo, ma l’esperienza sarà diversa: più rilassata e panoramica, ma con minor tappe.
Oltre ad un viaggio vuoi vivere un’esperienza in questo paese? Scopri le novità sul working holiday visa in Canada!
Canada Coast to Coast in treno

Il treno è un’opzione affascinante e sostenibile per attraversare il Canada. The Canadian, il celebre treno panoramico operato da VIA Rail, collega Toronto a Vancouver in circa 4 giorni e 4 notti. I vagoni con cupole panoramiche, le cabine letto e le ampie finestre offrono infatti viste incredibili su foreste, laghi, praterie e montagne. E’ un viaggio da fare almeno una volta nella vita.
Il viaggio in treno è poi perfetto se desideri vivere il Paese in modo lento, godendoti ogni dettaglio del paesaggio e anche se il percorso non copre tutte le regioni del Canada, è un’esperienza iconica e comoda, ideale se preferisci evitare la guida su lunghe distanze.
Ovviamente sarà poi possibile arricchire il tragitto fermandosi a tappe intermedie come Winnipeg, Edmonton o Jasper, prenotando segmenti separati o combinando tratte in treno con tratti in auto o autobus.
Canada Coast to coast in auto
Viaggiare in auto offre la libertà di fermarsi ovunque e scoprire luoghi meno battuti, come villaggi costieri, strade panoramiche secondarie e parchi poco frequentati. È la soluzione ideale se ami l’on the road classico, con playlist, mappe e snack a portata di mano.
Il Canada ha poi una rete stradale eccellente, ma va considerato che le distanze sono enormi e la guida può diventare molto faticosa. Molto dipende anche dal tempo disponibile e dallo stile di viaggio.
Quando fare il coast to coast canadese

Il periodo migliore per affrontare il Canada coast to coast è tra giugno e settembre, quando il clima è più favorevole e la maggior parte delle strade è completamente accessibile. Luglio e agosto sono infatti i mesi ideali per le attività all’aperto e i parchi nazionali, ma sono anche i mesi più affollati e costosi.
Se però ami il foliage, puoi optare per fine settembre/inizio ottobre, quando le foreste del Québec e dell’Ontario, si tingono di rosso e oro. In inverno, invece, molte tratte diventano difficili o impraticabili, soprattutto nelle regioni più remote o montuose.
Costi da considerare
I costi per un viaggio coast to coast in Canada variano molto a seconda del mezzo scelto, della durata e del tipo di sistemazioni. Indicativamente però considera:
- In auto:
- Noleggio auto: 1.000–2.000 CAD per 4 settimane
- Benzina: 600–900 CAD
- Alloggi economici: 80–150 CAD a notte
- Totale stimato: 5.000–7.000 CAD a persona
- In treno (VIA Rail):
- Posto in economy: da 550 CAD
- Cabina privata: da 2.000 a 4.000 CAD
- Pasti inclusi in alcune classi
- Alloggi e pasti extra durante le soste
- Totale stimato: 4.000–6.000 CAD a persona
Naturalmente, si può risparmiare scegliendo ostelli, campeggi o viaggiando in van attrezzato.
Vuoi conoscere i piatti tipici del Canada da provare durante il tuo viaggio? Allora leggi questo articolo dedicato!
L’importanza dell’assicurazione: viaggiare sereni da costa a costa
Un viaggio così lungo e variegato comporta imprevisti: condizioni meteo che cambiano, problemi di salute che possono insorgere o spese impreviste. Per questo motivo, è essenziale partire con una buona assicurazione di viaggio.
La polizza Cap Assistenza di Chapka è pensata infatti per coprire tutti i tipi di viaggiatori, offrendo assistenza sanitaria 24/7, rimborso spese mediche, supporto in caso di problemi e rientro anticipato. È quindi una soluzione perfetta se vuoi affrontare in tranquillità un itinerario lungo come il coast to coast canadese.
Un viaggio che resta dentro
In conclusione che tu scelga l’auto o il treno, il coast to coast canadese è un viaggio che ti cambia. Ogni tappa regala emozioni diverse: la natura immensa, l’incontro con culture indigene, l’accoglienza delle grandi città e quella sensazione unica di attraversare un intero continente. Una linea che unisce due oceani… e una parte nuova di te.
Dove fare le farm in Australia: consigli e informazioni
Scopri di più sul mondo delle farm in Australia: dove è meglio farle, in quale periodo, e cosa aspettarsi da questa esperienza.
Il Working Holiday Visa rappresenta per molti giovani viaggiatori un’opportunità incredibile per esplorare l’Australia, lavorare e immergersi nella cultura locale.
Per prolungare però questo visto, è necessario svolgere 88 giorni di lavoro specifico durante il 1° anno, e 6 mesi nel secondo per ottenere il 3° e ultimo visto. Le farm jobs sono quindi una tappa fondamentale per chi desidera estendere la propria avventura australiana, e in questo articolo ti spiegheremo le zone migliori in cui andare, cosa aspettarti e che frutta e ortaggi ci sono.
Quando partire per fare le farm in Australia
La stagionalità è un fattore chiave se vuoi lavorare nelle farm australiane e ogni regione ha i propri periodi di raccolta legati al clima locale e al tipo di coltura. In generale poi, i mesi primaverili ed estivi – da settembre a marzo – sono i più attivi per il raccolto, soprattutto per frutta e verdura. Tuttavia, ci sono zone come il Queensland settentrionale o la Tasmania dove si lavora tutto l’anno, grazie al clima più temperato o tropicale.
Di conseguenza è importante pianificare in anticipo e arrivare nelle zone di raccolta poco prima dell’inizio della stagione: in questo modo si avranno più possibilità di trovare lavoro, evitando la concorrenza dell’alta stagione.
Mildura e Griffith

Situate nello stato del Victoria e nel New South Wales, rispettivamente, Mildura e Griffith sono due delle località più frequentate dai backpacker in cerca di farm work. Entrambe si trovano in aree fertili attraversate dal fiume Murray, dove vengono coltivate uva, olive, prugne, arance e molte altre varietà di frutta.
A Mildura poi, la vendemmia inizia tra febbraio e aprile, seguita dalla raccolta di agrumi nei mesi invernali. A Griffith invece, le attività agricole si intensificano da novembre fino all’autunno, con numerose farm tra prugne, broccoli e zucche. Da Aprile invece inizia la stagione delle arance che si protende fino a ottobre.
Non vuoi fare le farm? Scopri come rinnovare il visto facendo il barista!
Dove fare le farm in Australia: Tasmania

La Tasmania, con il suo clima più fresco, è un vero paradiso per chi cerca lavoro nelle farm durante i mesi estivi, quando il caldo nel mainland può essere opprimente. La stagione del raccolto va poi da novembre ad aprile, con la raccolta di fragole, mele, ciliegie, lamponi e ortaggi.
Le aziende agricole in Tasmania sono inoltre spesso a conduzione familiare e offrono ambienti più tranquilli, lontani dalle dinamiche caotiche delle farm più turistiche. L’isola è perfetta anche per chi vuole coniugare il lavoro con l’esplorazione di una delle regioni più verdi e selvagge del paese.
Mareeba
Mareeba si trova nel nord tropicale del Queensland, non lontano da Cairns ed è una destinazione eccellente per chi cerca lavoro tutto l’anno, grazie alla varietà di coltivazioni tipiche del clima caldo e umido. Banane, mango, avocado, ananas, caffè: qui la produzione agricola non si ferma mai del tutto, rendendo Mareeba una scelta strategica, specialmente nei mesi invernali australiani (giugno-agosto).
La vita a Mareeba è poi più rilassata, immersa in un paesaggio tropicale fatto di foreste pluviali, cascate e montagne. E’ una località che quindi permette di alternare bene vita e lavoro, tuttavia, il lavoro può essere fisicamente molto impegnativo per via del caldo e dell’umidità.
Hai dubbi sul Working holiday visa? Qua abbiamo raccolto le domande più frequenti!
Dove fare le farm in Australia: Bundaberg
Situata sulla costa del Queensland, Bundaberg è famosa non solo per il rum, ma anche per le sue numerose aziende agricole. Qui si coltivano zucchine, fragole, pomodori, peperoni e molte altre verdure. Il clima mite consente di trovare lavoro per buona parte dell’anno, anche se la stagione più intensa va da settembre ad aprile.
Bundaberg è poi una delle mete preferite dai backpacker per iniziare il proprio farm work: ci sono molti ostelli specializzati nel collegare i viaggiatori con le farm locali e soprattutto si trova in una zona davvero paradisiaca, a due passi dal mare e anche vicina ad attività o a città come Brisbane. Proprio per questo motivo, è bene informarsi e leggere recensioni, poiché la concorrenza è alta e alcune esperienze lavorative non sempre si rivelano all’altezza delle aspettative.
Margaret River
A sud di Perth, Margaret River è conosciuta in tutto il mondo per i suoi vini e per la bellezza della sua costa. La zona è perfetta per chi vuole combinare il farm work con la possibilità di vivere vicino al mare. La stagione della vendemmia va poi da febbraio ad aprile, ma anche tra ottobre e dicembre, si possono trovare impieghi nella potatura delle viti o nella raccolta di ortaggi.
Oltre al lavoro nelle vigne, molti backpacker vengono attratti dalla qualità della vita: surf, cibo biologico, natura rigogliosa e comunità giovanili rendono Margaret River una delle destinazioni più piacevoli per fare farm work nel Western Australia. Attenzione però che le accomodation sono spesso insufficienti e per questo i costi per un affitto sono piuttosto alti.
Dove fare le farm in Australia: Barossa valley e Swan valley

Anche nei dintorni delle città principali come Perth e Adelaide ci sono molte opportunità per il farm work. Queste aree, pur essendo più urbanizzate, ospitano un numero consistente di aziende agricole, specialmente quelle dedicate alla viticoltura, all’orticoltura e alla coltivazione di olive e agrumi.
A nord-est di Adelaide, per esempio, si trova la Barossa Valley, una delle regioni vinicole più importanti d’Australia, dove si lavora soprattutto tra gennaio e marzo. Intorno a Perth invece, zone come Swan Valley offrono impieghi stagionali e una buona qualità della vita, con la possibilità di visitare facilmente la città nei giorni liberi. Ovviamente in questi casi la concorrenza sarà molto alta in quanto, poter vivere vicino ad una città e non dispersi nel nulla, è una caratteristica che piace a tanti.
Cose da sapere sulle farm in Australia

Una volta quindi scelta la zona dove si vuole andare, è importante considerare alcuni aspetti. Prima di tutto se non hai una macchina tua, valuta i working hostel, costano di più ma ti danno maggior garanzia di trovarti un lavoro.
Verifica poi sempre che i datori di lavoro ti diano ad ogni pagamento la payslip ovvero la busta paga, poiché al momento del rinnovo del visto sul sito del governo, dovrai averle tutte pronte in caso te le richiedessero. Altra cosa da controllare, devi essere pagato non meno del minimo di legge, altrimenti il governo non ti accetterà le buste paghe.
Infine se vuoi che ogni settimana sia conteggiata piena, devi lavorare un minimo di 35h, indipendentemente se un giorno hai lavorato 2h e l’altro 9h. L’importante è che il totale settimanale arrivi a questa cifra.
Leggi anche come ottenere il 3° working holiday visa per l’Australia!
Tutelarsi prima di partire
Ovviamente prima di partire per un’esperienza in Australia è sempre bene tutelarsi scegliendo di stipulare un’assicurazione medica che ti copra in caso di problemi. Noi infatti ti consigliamo la Cap Working Holiday di Chapka, l’unica assicurazione pensata specificatamente per questo visto lavorativo.
In conclusione scegliere la giusta località per il lavoro in Farm in Australia, è fondamentale per vivere un’esperienza positiva e riuscire a ottenere il rinnovo del Working Holiday Visa. La chiave del successo sta poi nel pianificare con anticipo e informarsi bene sulle stagioni di raccolta così lavorare con costanza.
Le farm australiane offrono molto più che una semplice opportunità di lavoro: sono spesso il cuore di storie di amicizia, avventure e crescita personale. E, con un po’ di fortuna e spirito di adattamento, possono trasformare un impegno obbligatorio in un ricordo indelebile.
