3 anni in Australia con il Working Holiday Visa: intervista

Leggi la testimonianza di Marcello sulla sua esperienza di 3 anni in Australia con il working holiday visa, tra difficoltà e bei momenti.

Vivere e lavorare all’estero è il sogno di molti, ma trasformarlo in realtà richiede coraggio, organizzazione e un pizzico di incoscienza positiva. Marcello ha 29 anni, ha lasciato l’Italia tre anni fa per volare in Australia con un Working Holiday Visa e oggi ci racconta la sua esperienza.

Tra farm, città cosmopolite e piccole comunità del countryside, la sua storia è un esempio di come un viaggio di lavoro possa diventare un percorso di crescita personale.

Ciao Marcello, come mai hai scelto l’Australia?

Avevo voglia di staccare dalla routine italiana e cercavo un paese che mi desse opportunità concrete. L’Australia mi è sembrata perfetta: clima piacevole, natura incredibile e la possibilità di viaggiare lavorando grazie al Working Holiday Visa. Non volevo infatti per questa esperienza fare solo il turista, ma mettermi davvero alla prova, e qui ho trovato la combinazione giusta tra viaggio e lavoro.  

Ovviamente, non partire per la tua esperienza in Australia senza una copertura che ti protegga in caso di problemi di salute, rientro anticipato e assistenza h24 in italiano. Scegli quindi la Cap working holiday di Chapka!

Dove hai vissuto in questi tre anni?

Sono partito da Sydney, che è stata la mia prima casa australiana, dopo di che mi sono trasferito nel Queensland per le farm, vicino a Bundaberg e a Bowen. Il secondo anno di working holiday visa l’ho iniziato invece a Melbourne, dove ho vissuto alcuni mesi e lavorato in ristorazione, per poi spostarmi a Mareeba, per fare i 6 mesi di lavoro per il rinnovo del visto.

Quest’ultimo anno invece lo sto trascorrendo a Byron Bay, tra surf, una bella e tranquilla atmosfera e ottimi amici. 

Qua trovi un articolo che ti spiega come applicare per il working holiday visa!

Quanto è stato difficile fare gli 88 giorni di farm nel primo anno?

Il primo anno di working holiday visa non è stato così complicato, gli 88 giorni sono intensi, certo, ma brevi, ed erano il prezzo da pagare per avere il secondo anno. Lavoravo in una farm dove raccoglievo pomodori e zucchine, mi svegliavo all’alba, il lavoro era molto ripetitivo e il caldo, insopportabile. Fortuna che è durato poco.

La cosa bella infatti era che eravamo un bel gruppo di ragazzi, e questo rendeva tutto più sopportabile. Alla fine, l’ho visto come una sfida, e portarla a termine mi ha dato una grande soddisfazione.

E i 6 mesi di lavoro richiesti per il terzo anno?

Il secondo anno di working holiday visa è stato decisamente più tosto. Fare 6 mesi non è uno scherzo: significa stabilità, impegno e tanta pazienza. Ho lavorato in una farm di avocado e poi in una di meloni, entrambe a Mareeba.

Lì ho capito cosa significa veramente adattarsi: orari pesanti, poche comodità e una certa solitudine, perché non ho ritrovato la stessa atmosfera goliardica del primo anno. Non a caso mi ha fatto mettere in dubbio la richiesta del terzo visto, perché obiettivamente tra i tempi che si allungano, sono arrivato a farne 8 di mesi in farm, la fatica e l’essere in mezzo al niente per così tanto tempo, mi ha messo alla prova.

Com’è stato vivere nel countryside australiano?

Se fatto per poco tempo è un’esperienza unica. Sei circondato da paesaggi spettacolari, cieli stellati incredibili e una natura che ti fa sentire piccolo. La vita è semplice, scandita da ritmi lenti e una comunità molto unita. Però bisogna saper accettare la solitudine e le poche distrazioni. Dopo un po’ infatti per me è diventato monotono e pesante, e non vedevo l’ora di tornare alla vita sociale, agli stimoli e alle cose da fare.

Hai fatto il rinnovo del visto mentre eri già in Australia?

Sì, entrambi i rinnovi li ho fatti dall’interno del paese. È un po’ stressante perché ci sono tempi burocratici da rispettare e documenti da preparare con attenzione, ma alla fine è andato tutto bene. Il consiglio che darei è di essere sempre precisi con le prove del lavoro fatto, altrimenti rischi di ritardare o compromettere il rinnovo.

Dove ti trovi adesso?

In questo momento vivo a Byron bay. È un posto tranquillo, immerso nella natura, lontano dal caos delle grandi città, ma con eventi e cose da fare. Per quanto mi riguarda è l’equilibrio perfetto tra senso di pace e e dinamicità.

Cosa hai capito in questi tre anni?

Ho capito che l’adattabilità è la chiave. Non importa da dove vieni: se sai rimboccarti le maniche e affrontare le difficoltà, l’Australia ti ricompensa. Ho imparato anche a godermi la solitudine, a stare bene con me stesso e a non avere paura dei cambiamenti. Alla fine, partire è stata la decisione migliore che potessi prendere per crescere davvero.

Cosa ti manca dell’Italia?

Ovviamente la famiglia e gli amici, ma mi manca anche il cibo: la qualità, la varietà e soprattutto i sapori autentici. A volte mi manca anche la spontaneità della vita italiana, quella sensazione di calore che solo da noi esiste.

Quali sono i pro e i contro per te dell’Australia?

I pro sono tantissimi: stipendi buoni, natura mozzafiato, città moderne e sicure. Qui hai la possibilità di mettere da parte soldi anche con lavori semplici, cosa che in Italia è più complicata. I contro? Le distanze infinite, il costo della vita in alcune città e la lontananza dall’Europa. A volte senti davvero di essere dall’altra parte del mondo, letteralmente, e isolato da tutto.

Ti è piaciuto vivere nelle città australiane?

Sydney e Melbourne, quelle in cui ho vissuto, sono città straordinarie: multiculturalità, opportunità lavorative, eventi, vita notturna. C’è sempre qualcosa da fare e ti senti parte di una realtà internazionale. Però il ritmo è frenetico e il costo della vita è alto.

Le città australiane sono perfette per chi vuole stimoli continui, mentre il countryside è l’opposto: lì trovi calma e contatto con la natura. Credo che l’equilibrio stia proprio nel trovare quello che più funziona per noi.

Alla fine di questi 3 anni di working holiday visa cosa pensi di fare?

Sto valutando diverse opzioni, da un lato potrei fare richiesta per un altro visto, magari uno student visa, e restare ancora in Australia. Dall’altro sento però il bisogno di tornare un po’ in Italia, per riabbracciare la mia famiglia. Penso quindi che prima tornerò qualche mese a casa, mi chiarirò le idee, e poi chi lo sa, magari potrei valutare anche altri paesi. Come si intuisce, non ho le idee chiare.


La storia di Marcello è quella di un ragazzo che ha saputo trasformare un visto temporaneo in un’esperienza di vita che lo ha cambiato profondamente e il Working Holiday Visa è indubbiamente un’occasione per mettersi in gioco incredibile.

Se anche te quindi stai pensando di partire, lasciati ispirare dalle sue parole: l’Australia è un paese che ti mette alla prova, ma che sa anche regalarti panorami mozzafiato, esperienze indimenticabili e la possibilità di reinventarti.

Il primo passo è avere il coraggio di partire. 

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